lunedì 5 marzo 2012

Per un movimento del 1° marzo! | commento

L'iniziativa del primo marzo è stata, nonostante la modesta partecipazione, una manifestazione importantissima, capace di aprire nuovi orizzonti politici. In primo luogo abbiamo voluto chiarire è che l'approccio della politica nei confronti della crisi econimica è sbagliato. Sono anni che i salari rimangono bloccati mentre i profitti aumentano esponenzialmente e tutto questo non è dovuto ad una legge naturale o matematica, bensì ad una scelta politica. Che fine fa la ricchezza che produciamo? Costruiamo ville per pochi oppure strade, scuole e parchi giochi per tutti? La risposta a queste due domande è sotto gli occhi di tutti: chi ci ha raccontato la storiella del trickle-down se ne è scappato coi soldi il Svizzera o alle isole Cayman. Il primo marzo abbiamo detto una volta per tutte che noi non lo accettiamo più.
In secondo luogo abbiamo cercato di ripristinare, almeno simbolicamente, il concetto di comunità, una cosa non da poco in un periodo dominato dal libero mercato. In passato, quando i poveri erano ancora pochi, ci hanno detto che erano in quella condizione solo ed esclusivamente per colpa loro, perchè avrebbero dovuto studiare o lavorare di più. Oggi, invece, sono i ricchi ad essere la minoranza, mentre la povertà risulta essere sempre più diffusa. Ciò non fa che confermare quello che i "rossi" hanno sempre sostenuto, ovvero che la ricchezza di pochi e la povertà di molti non sono due fenomeni separati, ma due facce della stessa medaglia che non è altro che il sistema capitalista. Il primo marzo abbiamo sostenuto la necessità di superare le differenze culturali e sociali. D'accordo, le classi non esistono più, ma la povertà è rimasta e parla molte lingue.
In terzo luogo abbiamo voluto mettere l'accento sul fatto che il razzismo non è soltanto un fenomeno culturale, ma anche e soprattutto economico e politico. É vero, i Freiheitlichen sono al 20%, ma è stata la sVP a votare la legge provinciale sull'immigrazione. É vero che i liberali di centro(sinistra) parlano di tolleranza, ma non spendono una parola sullo sfruttamento della forza-lavoro dei migranti in Sudtirolo e altrove. Non una parola sui salari estremamente bassi di settori come agricoltura, gastronomia e servizi. Non una parola sul fatto che il benessere di cui godiamo in provincia è costruito sullo sfruttamento degli stranieri che vengono fatti entrare mille alla volta ogni anno.
Per concludere, non basta alzare la voce una volta all'anno, soprattutto in un contesto in cui la crisi economica dura da anni e non vengono prese decisioni volte a migliorare la situazione. É ora di finirla con un sistema economico, basato sul neoliberismo, sostenuto da un populismo di destra xenofobo e razzista. Il primo marzo non deve restare una singola data sul calendario, bensì il punto di partenza di una nuova narrazione politica, sociale e antirazzista: serve un movimento del primo marzo che unisca tutte le forze progressiste in provincia e altrove. Le basi ci sono, quello che manca è il coraggio.

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